Il fenomeno delle università telematiche è in crescita costante, sopratutto dopo l’arrivo del Covid e quindi della pandemia. Dai 40mila iscritti nel 2012 si è passati a più di 220mila nel 2022 nelle 11 università online riconosciute dal MIUR e che quindi hanno lo stesso valore legale delle strutture frontali. Proprio durante il lockdown gli studenti hanno avuto modo di apprezzare ancora di più questa didattica in modalità e-learning, in un momento storico in cui l’unico modo per restare in contatto con gli altri era proprio quello del mondo virtuale.
Questo è quanto si evince dal rapporto “Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze” elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato lo scorso 8 novembre in Senato. Inoltre da una rilevazione elaborata da Euromedia Research e presentata, emerge che il 27,5 per cento delle persone intervistate, nella fascia di età 17-24 anni, pensa che gli atenei digitali rappresentino “il simbolo del cambiamento radicale che ha investito la nostra società in modo particolare dopo il Covid e che il remoto diventerà la normalità“. In maniera più ampia il 50 per cento degli studenti intervistati preferirebbe studiare vicino a casa senza lasciare la famiglia e, proprio per questo motivo, l’89 per cento di loro si iscriverebbe ad un ateneo online nel caso in cui fosse disponibile il corso di laurea preferito non presente nella propria città o zona di residenza.
“Il mondo cambia, importanti università pubbliche e private si attrezzano per raggiungere i propri studenti a distanza. Nell’era dello smart working, la domanda crescente sta affinando e qualificando l’offerta delle università digitali, oggi più che mai intese come fattore di riduzione delle diseguaglianze territoriali e sociali“, ha dichiarato al convegno in Senato Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione.
Inoltre gli atenei per via telematica sono considerati più sostenibili rispetto a quelli tradizionali, visto che non c’è bisogno di utilizzare un mezzo proprio oppure i mezzi pubblici per andare a lezione. Senza dimenticare che è un vantaggio in termini di costi, che si abbassano anche grazie alla mancanza di dover sostenere la spesa anche per vitto e alloggio.
“L’insegnamento a distanza è una grande occasione che si offre ai nostri giovani e a tutti coloro che voglio migliorare la loro conoscenza e acquisire un titolo di studio. Abbiamo già vissuto nel recente passato, durante il Covid, quanto siano importanti gli strumenti digitali“, ha concluso Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato.